Il 2020 è stato un anno decisamente assurdo, non trovi?
Possiamo, per edulcorare un po’ i toni, scegliere di definirlo “strano”: cambiamenti repentini, chiusure in casa, tanta sofferenza e moltissime difficoltà ci hanno segnati enormemente.
Le notizie e i cambiamenti che si sono susseguiti hanno riguardato ogni ambito della nostra vita quotidiana e noi abbiamo solo potuto adattarci, per non restare semplicemente a guardare.
Tra i cambiamenti più grandi che moltissimi imprenditori hanno vissuto, c’è stato quello del lavoro a distanza.
Abbiamo cercato di creare una quadra e siamo arrivati a dicembre stremati, stressati, ma con un nuovo bagaglio di esperienze e conoscenze più… smart e digitali.
In questo articolo voglio fornirti alcuni dati interessanti che ho raccolto lungo questi dodici mesi. Il primo è relativo all’incidenza dello smart working nella vita lavorativa degli italiani.
Secondo una ricerca di Microsoft Italia, il numero di lavoratori in smart working è passato dal 15% del 2019 al 77% del 2020.
Ma… chi fa smart working in Italia? Ecco qualche numero.
1 - CHI FA SMART WORKING?
I dati ISTAT di giugno 2020 presentano una panoramica che divide le aziende italiane anche sul lavoro a distanza. Ecco le percentuali di chi ha scelto lo smart working:
- Il 90% delle imprese con più di 250 dipendenti
- Il 73% delle medie imprese
- Il 37% delle piccole imprese
- Il 18% delle microimprese
I lavoratori si sono ritrovati a stare a casa, gli imprenditori a dover fare i conti con un nuovo modo di intendere il lavoro e non è stato semplice per tutti, ma lo spirito di adattamento e il desiderio di sopravvivere hanno prevalso, almeno nei casi fosse possibile spostare parte del lavoro in remoto.
Quindi, ciò che nel 2019 rappresentava una condizione lavorativa “per pochi”, nel 2020 si è configurato come la necessità, ma soprattutto come il futuro del lavoro in Italia.
I dati che ti ho elencato ti permettono di avere una visione più vasta di come la pandemia ha modificato le abitudini dei lavoratori del 2020: moltissime aziende stanno puntando allo smart working come condizione di lavoro futura a lungo termine, e si stanno attrezzando per rendere questo progetto possibile.
Come?
Prendendo spunto dagli americani, che sicuramente hanno sperimentato il lavoro a distanza da più tempo e in condizioni meno critiche di una pandemia.
2 - COME VEDONO LO SMART WORKING GLI IMPRENDITORI ITALIANI?
Lavorare in sede per noi italiani è stata la norma fino a febbraio 2020: pochissimi imprenditori facevano già uso della modalità di lavoro a distanza e neppure la legge regolava i rapporti lavorativi per lo smart working in maniera esaustiva.
Ricordiamo che in Italia il lavoro a distanza non era ancora entrato nel panorama lavorativo con il nome di smart working, come lo intendono all’americana.
Eppure, in passato c’era già un accenno al lavoro da remoto: era definito “telelavoro” e prevedeva delle sottili differenze con il lavoro a distanza attuale che, se vuoi, puoi approfondire leggendo questo nostro articolo.
Nel 2020, molti imprenditori italiani si sono dimostrati restii ad adottare lo smart working.
Aleggia ancora un po’ di timore sugli strumenti e sulle modalità di lavoro: in molti hanno avuto difficoltà o esperienze negative quando hanno dovuto riorganizzare il lavoro “smaterializzato”.
Inoltre, a volte c’è anche un pizzico di sfiducia nei confronti dei dipendenti: tra gli imprenditori che hanno fatto più resistenza allo smart working c’è chi teme che lavorare da casa o fuori dall’ufficio possa influire negativamente sulla produttività.
In effetti, se ci rifletti, svegliarsi e sapere di non dover affrontare traffico, pioggia e freddo per andare al lavoro è rincuorante.
In più, fare smart working porta le aziende a risparmiare sui costi fissi, il che, in tempi non proprio propizi, potremmo definirlo un bell’affare per i nostri portafogli.
Quindi, dopo aver dato una panoramica su ciò che pensano gli imprenditori dello smart working, andiamo a vedere cosa ne pensano i dipendenti…
3 - IL 56% DEI DIPENDENTI VORREBBE PROSEGUIRE CON LO SMART WORKING ANCHE DOPO L’EMERGENZA
Il punto di vista dei lavoratori italiani è chiaro: lo smart working fa bene, quindi vorrebbero continuare a lavorare a distanza anche dopo la pandemia.
In realtà c’è una piccola nicchia di lavoratori che preferirebbe alternare il lavoro in sede e il lavoro da remoto, creando una modalità di accesso al lavoro ibrida.
Questo per non perdere totalmente le abitudini lavorative; tuttavia, la maggior parte dei lavoratori smart concorda nel voler proseguire questa esperienza al 100%.
In linea di massima gli effetti sulla salute dei lavoratori si sono fatti vedere già da subito: lavorare da casa permette una gestione decisamente più efficace del lavoro.
Inoltre, diminuendo il tempo trascorso in auto o sui mezzi per il percorso casa/lavoro, il tempo libero aumenta e si moltiplicano le possibilità di dedicarsi a famiglia e hobby.
Certo, non è tutto oro ciò che luccica, ma sappiamo bene che la perfezione non è di questo mondo, quindi dobbiamo valutare anche delle possibili problematiche connesse al lavoro agile.
Su tutte, spicca la sindrome da burnout.
4 - SMART WORKING E SINDROME DA BURNOUT: SI PUÒ EVITARE?
Tra le cause di diffidenza verso il lavoro agile, in alcuni casi c’è la consapevolezza che lavorare da casa, o fuori dall’ufficio, mette davanti al lavoratore un orario di lavoro praticamente infinito.
Sappiamo tutti che non dovrebbe essere assolutamente così; tuttavia, per noi imprenditori, ma anche per chi lavora per noi, dare “un’ultima occhiata” alla casella di posta elettronica o scorrere i messaggi per assicurarci di non aver tralasciato nulla… potrebbe significare prolungare il lavoro di ore e non di pochi minuti.
In America i lavoratori smart sono stati colpiti massicciamente da questo problema, quindi oggi sono qui per riportarlo alla tua attenzione, in modo da EVITARE o RIDURRE il rischio che possa succedere anche a te e ai tuoi collaboratori.
“Burnout” significa “surriscaldamento”: la parola definisce la sensazione di forte stress causato dal sovraccarico di lavoro, più o meno involontario.
È una condizione che colpisce soprattutto chi lavora da remoto perché non ci sono mezzi da prendere, parcheggi a tempo, impegni scanditi sulla base delle ore.
La flessibilità del lavoro agile è comodissima, ma a volte potrebbe far perdere il conto del tempo che si sta dedicando all’attività lavorativa, portando le persone a sovraccaricarsi e andare in stress.
Il burnout è evitabile, ma è necessario organizzare il lavoro a distanza in modo che sia tutto previsto e che per ogni problema ci sia la relativa soluzione.
Iniziare a fare smart working in maniera equilibrata non è impossibile: ci sono moltissimi strumenti che potrebbero aiutarti a gestire al meglio, e senza rischio di burnout, il tuo team che lavora da remoto.
Il segreto sta nello scegliere gli strumenti giusti per partire.
Sei pronto a scoprire il nostro punto di partenza per uno smart working efficace?
5 - ECCO DOVE PUOI INIZIARE A OTTIMIZZARE LA TUA AZIENDA PER UNO SMART WORKING EFFICACE
Hai già sperimentato lo smart working con i mezzi che avevi a disposizione e ti sei reso conto che mancava qualcosa? Non hai ancora testato la tua azienda in maniera smart, ma vorresti farlo?
Oggi sono qui a proporti il punto di partenza per ottimizzare la tua azienda, sia che tu scelga di lavorare in remoto, sia che tu voglia far parte della resistenza, ma sei interessato ad aumentare le performance aziendali.
Ottimizzare un’azienda significa avere a disposizione tutti gli strumenti giusti per lavorare in maniera efficiente ed efficace.
Una delle basi su cui le aziende costruiscono il proprio successo è la comunicazione tra imprenditore, dipendenti e clienti. Se non parlassimo con loro, non potremmo lavorare, né vendere e tantomeno guadagnare.
Anche il lavoro agile ha come base imprescindibile la comunicazione tra persone: tutti devono essere in grado di trasferire notizie e informazioni in maniera rapida.
Per comunicare efficacemente in azienda è giunto il momento di presentarti il nostro progetto: il Centralino in Cloud Voxloud.
È un sistema di telefonia all’apparenza molto simile ai centralini classici, ma possiede degli aspetti innovativi che lo rendono al passo con i tempi e perfettamente in linea con le richieste che molti imprenditori italiani ci fanno oggi.
Voxloud è il primo centralino in cloud in grado di attivarsi in 59 secondi; non ha bisogno di tecnici specializzati per l’installazione, né il montaggio dei dispositivi, e permette alla tua azienda di snellire la comunicazione.
Il nostro obiettivo era creare un concetto nuovo di comunicazione, che permettesse a imprenditori e dipendenti di lavorare in estrema semplicità, anche da casa, installando solo un’applicazione sul proprio smartphone, sul pc o sul tablet.
Se vuoi fare smart working, e vuoi farlo senza problemi, il nostro consiglio è di iniziare da qui:
- Gestire tutta la comunicazione telefonica aziendale in una sola app;
- Integrare tutti i tuoi strumenti di lavoro con la tua comunicazione telefonica aziendale
- Organizzare videoconferenze…
… tutto questo non è mai stato così semplice.
Sei curioso di sapere come è possibile racchiudere queste funzionalità e molte altre che non ti ho elencato, all’interno della nuvoletta più utile del web?
Clicca su questo link: ti porterà alla nostra nuova guida dove potrai trovare informazioni interessanti sul presente, sul passato e sul futuro della comunicazione aziendale e scoprire perché Voxloud è il punto di partenza dello smart working di oggi e di domani.
Alla fine di questa lettura, ti renderai conto di quanto il centralino in cloud Voxloud sia un investimento (e non un costo) per una piccola-medio impresa che vuole essere percepita come una grande azienda.