L’espressione «smart working» si è diffusa a causa della pandemia ma sembra ovvio che sia destinata a restare a lungo. Il lavoro da remoto diventerà sempre più diffuso, per questo servono regole per porre dei vincoli sul comportamento del lavoratore e sulle pretese del datore di lavoro.
In questo articolo affronteremo il discorso smart working e di come il lavoratore dovrebbe comportarsi, cosa dice la legge a riguardo.
Quali sono le condizioni in cui deve operare il lavoratore che svolge la sua attività da remoto?
Esiste la legge n. 81/2017 che disciplina questo aspetto e che riguarda gli accordi individuali tra azienda e dipendente. La legge stabilisce che tale modalità di lavoro viene effettuata «mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro», ma comunque «entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva».
Lo smart working resta vincolato ad un accordo individuale tra il datore e il lavoratore, il quale deve rispettare il monte ore previsto dal suo orario, pur non essendo tenuto a cominciare e a finire sempre alla stessa ora.
1. Smart working: il diritto alla disconnessione
Un altro aspetto che merita la giusta attenzione è il diritto alla disconnessione. Molti datori di lavoro sono convinti che se lavori a distanza devi essere disponibile a qualsiasi ora della giornata.
Ecco perché interviene la legge a nostro favore «il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati. L’esercizio del diritto alla disconnessione, necessario per tutelare i tempi di riposo e la salute del lavoratore, non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi».
Sul diritto alla disconnessione, però, si attendono ulteriori regole da parte della Commissione europea. Così è stato chiesto dal Parlamento di Strasburgo in una risoluzione di inizio 2021, allo scopo di «migliorare le condizioni di lavoro di tutti i lavoratori stabilendo condizioni minime per il diritto alla disconnessione». Significa che tutti gli Stati dell’Unione europea dovranno riconoscere tale diritto per tutti i lavoratori in modalità di smart working a qualunque settore appartengano.
2. Smart working: esiste il diritto di recesso?
Un’altra legge da tenere in considerazione quando si lavora da casa è quella secondo cui quando il periodo di smart working non è più obbligatorio, subentra un’altra regola nell’ambito secondo cui il dipendente può abbandonare questa modalità e tornare in ufficio in maniera stabile.
Secondo la legge, il contratto tra azienda e lavoratore in merito allo smart working può essere a tempo determinato o indeterminato. In quest’ultimo caso, c’è il diritto di recesso purché ci sia un preavviso di almeno 30 giorni.
Se il lavoro agile coinvolge delle persone con disabilità, il preavviso del recesso non può essere inferiore a 90 giorni, per lasciare al dipendente il tempo necessario per trovare un’altra situazione. Se c’è un giustificato motivo, sia l’azienda sia il lavoratore possono recedere prima della scadenza del termine dell’accordo a tempo determinato o senza preavviso in caso di accordo a tempo indeterminato.
3. Smart working: la retribuzione
Un’altra delle regole definitive sullo smart working da tenere sempre in considerazione è quella attinente alla retribuzione. In pratica, il dipendente in modalità di lavoro agile ha diritto allo stesso trattamento economico e normativo applicato a chi opera esclusivamente all’interno dell’azienda.
L'emergenza a cui abbiamo e stiamo ancora assistendo ci ha fatto capire che molti lavori da remoto sono possibili e attuabili con la massima flessibilità.
Questo non ha fatto altro che mettere il piede sull’acceleratore della digitalizzazione aziendale.
Lo smart working, agevolato dalla tecnologia e da funzioni preziose e indispensabili come la videoconferenza ha permesso a molte aziende di proseguire le proprie attività da casa senza recarsi in ufficio, nel massimo confort e senza mettere a repentaglio la propria vita.
Molti strumenti sono stati indispensabili e senza di questi lo smart working sarebbe risultato difficoltoso da gestire.
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Buona lettura,
Leonardo